Triplice omicidio di Cassano, il nonno di Cocò seguì in auto una Fiat Uno

Alla guida era stata posizionata Ibtissam Touss, il bimbo era sul sedile posteriore mentre il corpo del cinquantaduenne Giuseppe Iannicelli si trovava nel bagagliaio.

 

COSENZA – Nuova udienza per il processo che vede alla sbarra i due presunti assassini del piccolo Cocò Campolongo, del nonno Giuseppe Iannicelli e della sua giovane compagna Ibtissam Touss. Nel corso del dibattimento sono state ricostruite le fasi antecedenti al ritrovamento dei tre cadaveri carbonizzati in contrada Fiego a Cassano allo Jonio. I militari auditi hanno raccontato di come le indagini furono avviate nel momento in cui il figlio di Iannicelli, Giuseppe Junior, aveva denunciato la scomparsa del padre recandosi in caserma. All’epoca quasi tutto il nucleo familiare di Iannicelli si trovava ristretto in carcere o agli arresti domiciliari. Vennero quindi ascoltate le persone che avrebbero potuto conoscere gli ultimi ‘movimenti’ di Iannicelli. Tra queste anche la fidanzatina di Giuseppe Junior. Eleonora Donato, figlia di uno dei due imputati nel processo: Cosimo Donato. Insieme a lui oggi anche l’altro uomo a accustato del triplice omicidio, Faustino Campilongo ha seguito in videoconferenza il processo che si sta svolgendo presso il Tribunale di Cosenza di fronte al collegio giudicante presieduto da Giovanni Garofalo con a latere il giudice Francesca Vuono.

 

Durante le ricerche fu ritrovata a Santa Venere di Castrovillari una Fiat Uno rubata a Cassano con il lunotto rotto che l’allora comandante della compagnia carabinieri di Corigliano Calabro provvedette a far sequestrare. L’auto si trovava a circa duecento metri di distanza dalla masseria Scorza, il casolare dove sul retro due cacciatori il giorno successivo all’avvio delle indagini ritrovarono la Fiat Punto carbonizzata con all’interno i cadaveri. Alla guida era stata posizionata Ibtissam Touss, il bimbo che aveva appena compiuto tre anni era sul sedile posteriore mentre il corpo del cinquantaduenne Giuseppe Iannicelli si trovava nel bagagliaio. Il luogo del ritrovamento dista a circa un chilometro da casa di Iannicelli, in un’area molto isolata in agro di Cassano. Acquisite le immagini dei pochi sistemi di videosorveglianza presenti in quella zona del cassanese, si è riusciti a ricostruire parte dell’itinerario percorso quel pomeriggio della Fiat Punto di Iannicelli che solitamente veniva guidata da un autista il quale quel giorno era stato congedato perchè ”non c’era bisogno del suo supporto”.

 

L’auto di Iannicelli segue una Fiat Uno, che non è dato sapere se fosse quella sequestrata dai carabinieri, poi arriva in un distributore Agip intorno alle 17.30 dove si ferma ad aspettare una vettura che seguirà fino all’imbocco della strada provinciale da cui è possibile raggiungere contrada Fiego. Le riprese della videosorveglianza non vanno oltre. Durante l’udienza i tre carabinieri auditi hanno ricordato che il cellulare di Ibtissam Touss fu riacceso giorni dopo il decesso e tentato di far luce sul profilo criminale di Iannicelli. Il cinquantaduenne cui corpo è stato dato alle fiamme insieme alla compagna e il nipotino pare infatti fosse ben inserito negli ambienti della criminalità organizzata della sibaritide. Secondo il collaboratore di giustizia Pasquale Perciaccante, Iannicelli avrebbe ricevuto anche una sorta di affiliazione alla cosca Abbruzzese con cui collaborava nelle attività riguradanti il narcotraffico. Si ricorda inoltre che uno degli omicidi consumatisi durante la guerra di mafia a Cassano nella fine degli anni ’90, fu perpetrato proprio utilizzando un’autovettura riconducibile a Giuseppe Iannicelli. Il processo è stato aggiornato al prossimo 2 Dicembre.

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