Avvocato calabrese pronto a fare causa contro Pokemon Go

A dare lui incarico il vescovo di Noto che definisce il gioco ‘diabolico’.

 

CROTONE – Il vescovo di Noto Monsignor Antonio Staglianò lancia nuovamente il suo anatema contro la nuova applicazione “Pokemon Go”, che impazza in questi mesi, e annuncia di essere pronto perfino a un’azione legale nei confronti di un gioco che definisce “diabolico” e che crea “allarme sociale”. “Ho chiesto a due miei amici avvocati, Corrado Valvo del foro di Siracusa e Marcello Bombardiere del foro di Crotone, – annuncia il vescovo – di pensare la fattispecie della denuncia. C’è in campo la sicurezza sociale degli uomini e delle donne della terra da preservare”. Il presule, che non è nuovo a iniziative clamorose come avere intonato in chiesa le canzoni di Mengoni e Bennato, nei giorni scorsi aveva accusato Pokemon Go di creare dipendenza “alienando migliaia e migliaia di giovani” paragonando il gioco “a un sistema totalitaristico simile a quello nazista”.

 

Antonio Staglianò ha così ingaggiato da settimane una vera e propria battaglia contro il giochino virtuale. A fargli perdere le staffe anche il fatto che l’app individua la cattedrale di Noto – magnifico tempio barocco protetto dall’Unesco – come uno dei tanti Pokestop disseminati in tutto il mondo, cioè luoghi (veri) in cui fare incetta di oggetti come uova o Pole Balls, strumenti utili a catturare più pupazzetti (virtuali). “I Pokemon – ha dichiarato il vescovo di Noto – creano una realtà parallela, in cui i ragazzi si divertono a catturare in giro per le città i mostri tascabili secondo una regia totalitaria. Un gioco dove manca la partecipazione attiva e cosciente. Bisogna avere il coraggio di servirsi del proprio intelletto e non essere telecomandati, bisogna far uscire l’uomo da una condizione di minorità di cui egli stesso è responsabile.

 

Addirittura – aggiunge indignato Staglianò – la nostra cattedrale è una palestra dove ci si può allenare e fare crescere i Pokemom. Bisogna invece fermare tutto ciò. I giovani devono, piuttosto, andare in giro per il mondo a portare la parola di Cristo e a trasmettere valori positivi”.  Lo scorso mese diverse autorità religiose islamiche hanno criticato Pokemon Go lanciato contro una Fatwa, una sorta di scomunica, in quanto “alimenta il gioco d’azzardo, utilizza simboli massonici, e promuove ‘immagini proibite'”. In Iran intanto l’Alto Consiglio degli Spazi Virtuali, un’istituzione ufficiale che ha il compito di controllare le attività online nel paese, ha addirittura bandito il gioco dai confini nazionali.

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