COSENZA – I lavori per allestire la tendopoli presso la stazione di Vaglio Lise continuano, mentre Trenitalia rivendica la restituzione del Ferrhotel dove sono ospitati gli sfollati scampati all’incendio del campo rom.
Al termine del consiglio comunale di ieri a Palazzo dei Bruzi si è parlato della situazione del campo rom di Vaglio Lise. Rivolgendosi direttamente al Sindaco, Cipparrone ha sottolineato: “state rendendo bella questa città, ma ci sono situazioni come via Popilia e Vaglio Lise, delle quali bisogna tener conto. L’assessore Mayerà voleva spostare la fermata dei pullman a Vaglio Lise. Votai a favore. Avevo capito che il rilancio della zona stava per arrivare. Ora abbiamo un campo rom che si sta spostando al Terminal di Vaglio Lise. Siamo stati indicati come razzisti. Una tendopoli alle porte di una città è una cosa irrazionale, da irresponsabili. Noi vogliamo la nostra parte di rumeni, come Donnici, via Roma e i quartieri più in della città. La circolare veloce funziona, i cittadini sono contenti, ma mettere 300 persone in una tendopoli non è integrazione, né solidarietà. Distribuiamo i rom rumeni sul resto della città. Lo possiamo fare anche per tutti i 155 comuni della provincia”.
Per il consigliere Marco Ambrogio “non si può pensare di ghettizzare una comunità circoscrivendola in un campo. Chiedevamo un intervento all’intera provincia perché Cosenza non poteva farsene carico da sola. Ora che il Sindaco Occhiuto è anche Presidente della provincia, i rom, se si vuole risolvere il problema, debbono essere portati per nuclei familiari nell’intera provincia. Occorre dividere il gravame per tutti i 155 comuni del territorio provinciale”. Per il consigliere Francesco Perri si tratta di “un argomento di estrema delicatezza che abbraccia tante sfaccettature. C’è stato chi negli anni è stato capace di integrarsi, abbiamo dato case, assistenza sanitaria e sociale, istruzione. Di fronte a fatti sconcertanti che toccano la sensibilità di ogni essere umano, come quelli di sfruttamento della prostituzione minorile registratisi recentemente, la città deve agire con forza stando vicina ai tutori dell’ordine. Occorre definire con certezza i numeri, spesso e sempre fluttuanti e attivare controlli periodici. Così come bisogna investire altri comuni perché Cosenza non ha i mezzi per ospitare tutti”.
La soluzione auspicata dal Consigliere Claudio Nigro: “la possibilità che si sta paventando di mantenere questa tendopoli deve essere solo transitoria. Ritengo che debba esserci una soluzione che deve interessare l’intera provincia. Una soluzione unitaria che faccia distribuire i rom sull’intero territorio provinciale”. Per il consigliere Massimo Bozzo “non è offrendo una struttura che si risolve il problema dei rom. Credo che attraverso la Provincia si riuscirà a risolvere questo problema e come Comune sarà necessario impegnarsi per sapere quanti sono i rom sistemati nel campo di Vaglio Lise”. Anche sulla questione del campo rom il Sindaco Mario Occhiuto ha inteso replicare. “Non sono tra quelli che pensa che la povertà si possa eliminare, – ha detto Occhiuto – gli episodi di pedofilia registrati al campo rom sono gravissimi dal punto di vista morale, ma nascono dalle condizioni di miseria. Anche se va detto che la miseria investe anche chi rom non è, perché chi ha commesso gli abusi è un nostro concittadino. Quando si vive una condizione di povertà, se la si vive bene, si è come fortificati nello spirito.
Quando si vive la povertà sul fiume, spesso questa povertà diventa miseria, specie quando degrada l’animo umano. Questo si verifica per i rom, ma anche per gli italiani. Penso che la miseria si possa sconfiggere, la povertà no. Cosa stiamo facendo per sconfiggere la miseria, come ci siamo posti e ci stiamo ponendo nei confronti dei rom? Cosa facciamo per i nostri concittadini? Sono questi gli interrogativi che ci dobbiamo porre – ha aggiunto Occhiuto. Ci dobbiamo chiedere: questo atteggiamento di contrarietà a queste persone come si riesce a sconfiggerlo? Chiedo di capire qual è il modo giusto. Con la generosità si può far capire a queste persone che alcune cose si possono sviluppare in modo diverso. Dobbiamo capire in che modo affrontiamo la situazione, esaminando di quali possibilità disponiamo. I rom vivono nel campo in condizioni di rischio, insicurezza, di mancanza di igiene. Possiamo anche tirare a campare, come si è fatto prima, però ho sempre pensato e cercato soluzioni. Bisogna offrire soluzioni che mettono ordine, e assicurino igiene e pulizia”. Occhiuto, quindi, pare essere l’unica persona intevenuta nel corso della discussione con la consapevolezza che i rom non sono pacchi da distribuire tra i vari distretti, ma persone a cui garantire una vita dignitosa.