COSENZA – “Save the Children” lancia l’allarme sulla dispersione scolastica e registra un dato preoccupante ovvero, 110mila ragazzi si sono fermati alla terza media.
Dunque sono migliaia i ragazzi che abbandonano la scuola in Italia e nel 2013 sono stati 110mila gli studenti che si sono fermati alla terza media e che sono fuori da qualsiasi altro percorso formativo, con una percentuale del 19,4 per cento al Sud Italia, e due regioni a vestire la maglia nera: Calabria e Campania. Al Sud sono il 19,4% dei giovani 18-24 anni, il 22,2% in Campania e il 16,4% in Calabria. La media nazionale si attesta al 17 per cento: un dato che supera di 7 punti l’obiettivo Ue del 10 per cento. Save The Children però ha deciso di combattere l’abbandono scolastico attraverso il programma “Fuoriclasse” avviato nel 2012 a Napoli, Scalea e Crotone, in collaborazione con “Libera”. Un progetto che ha coinvolto 750 studenti (tra scuole elementari e medie) e a seguito del quale, Fondazione Giovanni Agnelli, ha confrontato i risultati ottenuti dagli alunni coinvolti nelle attività (laboratori e supporto allo studio) con quelli di compagni appartenenti a scuole non partecipanti. Secondo quanto emerso, in due anni i ritardi dei ragazzi coinvolti nel progetto sono dimezzati ed è aumentata la frequenza: gli alunni delle scuole medie hanno ridotto di 11 giorni il numero di assenze all’anno e questo ha prodotto anche anche in termini di rendimento scolastico con voti migliorati fino al 6%. Ma i dati sulla dispersione restano allarmanti. “Alla base di questa situazione critica, che vede l’Italia agli ultimi posti nella classifica europea – ha dichiarato Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children – c’è una condizione diffusa di ‘povertà educativa’ che affligge tutto il Paese e in modo particolarmente acuto le regioni del Sud: servizi per la prima infanzia quasi inesistenti, poche scuole a tempo pieno, nessuna opportunità sul territorio di sport, di musica e di altre attività creative, pervasività delle reti criminali e di sfruttamento lavorativo pronte ad arruolare i più giovani”. “Il drammatico aumento delle famiglie in povertà ha portato anche alla riduzione della disponibilità di spesa per l’educazione, tanto che oggi moltissimi bambini, all’inizio dell’anno scolastico, sono alle prese con il problema di non poter comprare il materiale necessario o di non potersi iscrivere alla mensa. E tutto questo incide sui fallimenti formativi”.