REGGIO CALABRIA – Era direttamente collegata ai clan ‘ndranghetisti di Fabrizia, nel Vibonese, e di Reggio Calabria.
Diciotto persone sono state sottoposte a fermo questa mattina, dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria che ha portato alla luce un’articolazione dell’organizzazione criminale calabrese, operativa in Svizzera da circa 40 anni. Due delle 18 persone sono state bloccate nel reggino e le altre 16 in Svizzera da parte delle autorità elvetiche, che saranno arrestate dopo l’estradizione. Secondo le indagini, le persone coinvolte nell’operazione sarebbero componenti dell’articolazione territoriale denominata “Società di Frauenfeld (Svizzera)”, dipendente dalla “Locale di Fabrizia”. L’accusa per loro è di associazione mafiosa aggravata dalla transnazionalità. Le indagini dei carabinieri hanno consentito non solo di confermare l’esistenza e l’operatività – già dagli anni settanta – della “Locale” di Frauenfeld”, alla cui testa vi era, secondo l’accusa, Antonio Nesci, ma anche di individuarne gli associati, i ruoli e le cariche e soprattutto di verificarne la dipendenza dal “Crimine” calabrese.
L’inchiesta ha consentito – per la prima volta in assoluto, secondo gli investigatori – di apprendere dettagli e caratteristiche del contesto criminale elvetico, con riguardo alla struttura di ‘ndrangheta in quel territorio. Il dato essenziale appurato, sino ad ora inedito, riguarda la piena operatività da circa 40 anni dell’articolazione di ‘ndrangheta insediata in Svizzera. Agli atti dell’inchiesta c’è, infatti, una intercettazione in cui uno degli indagati dice “.. la nostra società è formata da 40 anni ..”. Struttura comunque in piena e diretta rispondenza alla terra d’origine degli affiliati. Al riguardo, in un’altra intercettazione, un indagato afferma “.. Gli ho detto .. gli ho detto che il ‘locale’ è da 40 anni che ‘risponde’ a Fabrizia ..”.
Le indagini, avviate nel gennaio del 2012, e la fase esecutiva di queste ore si sono avvalse anche del contributo investigativo dell’Ufficio Federale di Polizia della Confederazione Svizzera, in relazione alle attività svolte in territorio elvetico, per l’utilizzo delle quali, il 17 aprile del 2013, è stato siglato a Milano, negli uffici del Comando provinciale carabinieri, un “accordo su indagini collegate tra il Ministero Pubblico della Confederazione Svizzera – Divisione Protezione dello Stato – Reati Speciali e Criminalità Organizzata e la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria”.
Nel corso delle riunioni, il presunto boss Antonio Nesci impartiva le disposizioni per la conduzione delle attività illecite, incitando i più giovani ad occuparsi del traffico di droga (“chi vuole lavorare può lavorare, c’è il ‘lavoro’ su tutto: estorsioni, coca, eroina! 10 chili, 20 chili al giorno ve li porto io! Personalmente!”). Altri riferimenti ad attività delittuose sono emersi dalle intercettazioni, quando i presenti facevano riferimento ad altri “locali”, a ‘ndrine ed a regole mafiose, a contrasti con altri “locali”, alla dipendenza da Fabrizia, ad omicidi ed estorsioni la cui decisione era demandata a chi disponeva di cariche speciali (“se dobbiamo parlare di omicidi, di estorsioni, ci riuniamo quei tre, quattro, cinque, come ho sempre detto”).