REGGIO CALABRIA – Condanne che confermano le infiltrazioni della ‘ndrangheta, ed in particolare della cosca Tegano, all’interno del socio privato della Multiservizi, la società mista pubblico-privata del Comune di Reggio Calabria poi sciolta per infiltrazioni mafiose.
Sono quelle comminate ieri dal Tribunale di Reggio a sette imputati nel processo Archi-Astrea incentrato sull’attività della cosca Tegano e sulle infiltrazioni della ‘ndrina nella Multiservizi che è stato anche uno degli elementi cardine dello scioglimento del Consiglio comunale reggino. Oltre al boss Giovanni Tegano (11 anni di reclusione), infatti, i giudici di primo grado hanno condannato anche Carmelo Barbaro, ritenuto il suo uomo di fiducia, oltre ai fratelli Maurizio ed Antonio Lavilla (5 anni e sei mesi ciascuno) e Rosario Rechichi (6 anni e 6 mesi), fratello di Giuseppe, l’ex direttore operativo della Multiservizi condannato in abbreviato nell’ambito della stessa inchiesta. I fratelli Lavilla e Rechichi erano accusati di avere fatto da prestanome all’interno di società che detenevano la parte privata della quota societaria di Multiservizi per conto dei Tegano. Accusa che, si fa rilevare in ambienti giudiziari, in attesa delle motivazioni, ha trovato conferma in Tribunale, essendo stati, i tre, condannati per intestazione fittizia di beni aggravata dall’avere agevolato la ‘ndrangheta.