REGGIO CALABRIA – E’ stata denominata “Orso” l’operazione della Polizia di Stato di Reggio Calabria che ha portato all’esecuzione di 15 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti della cosca di ‘ndrangheta dei Gallico, operante nella Piana di Gioia Tauro.
Le persone destinatarie dei provvedimenti restrittivi sono accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio ed intestazione fittizia di beni. Contestualmente, nell’ambito della stessa operazione, sono stati sequestrati beni immobili e società per un valore complessivo di sette milioni di euro. Secondo le indagini, i soggetti coinvolti, reinvestivano il provento delle attività illecite nell’acquisto di beni immobili; tra questi, un palazzo storico di Palmi, pagato 450mila euro contro un valore di un milione, che avrebbe dovuto essere demolito per costruire nuovi appartamenti da mettere poi in vendita. Al termine delle indagini, coordinate dal pm della Dda Gianni Musarò e dal procuratore di Reggio Federico Cafiero de Raho, oltre agli arresti, gli agenti hanno sequestrato anche beni immobili e società a Palmi e a Roma per un valore di 7 milioni. In particolare, oltre al palazzo storico, a Palmi sono stati sequestrati appartamenti e una villetta, mentre a Roma sono stati messi i sigilli a un ristorante-rosticceria e ad altri appartamenti ritenuti riconducibili ai Gallico.
I particolari delle indagini
L’operazione Orso ha fatto luce sulla governance del patrimonio immobiliare della cosca Gallico, individuato a Palmi ed a Roma, e sulle capacità della ‘ndrina dei Gallico, di manovrare soggetti disponibili a fare da prestanome per consentire la schermature del patrimonio. In manette sono finite 14 persone mentre una quindicesima, latitante da novembre 2013, è ancora ricercata. “L’inchiesta – ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho illustrando i particolari – conferma l’interesse strategico della ‘ndrangheta, in questo caso dei Gallico, di trovare persone insospettabili cui intestare beni ingenti. I Gallico avevano cominciato da tempo a spostare le loro attività di riciclaggio a Roma, acquistando immobili e locali, affidando a Giovanni Iannino il compito di proteggere il loro consistente patrimonio. Iannino, un vecchio affiliato, si era da qualche tempo ‘inabissato’, ma le sue mosse non erano certamente sfuggite alle nostre osservazioni anche nella capitale grazie anche al supporto della squadra mobile capitolina. Abbiamo purtroppo verificato – ha concluso Cafiero de Raho – il coinvolgimento di persone apparentemente lontane da logiche criminali che con il loro perbenismo hanno però contribuito a rendere ricco il potente clan di Palmi”. L’indagine “è stata condotta in sinergia con la mobile di Roma, tenuto conto che Iannino aveva ormai assunto il ruolo di ‘specialista’ in riciclaggio dei beni dei Gallico”, ha detto il questore di Reggio Guido Longo affiancato dal dirigente della mobile Gennaro Semeraro, dal suo vice Francesco Rattà e dal dirigente del Commissariato di Palmi Fabio Catalano.
L’attività investigativa si è incentrata prevalentemente sulla figura di Giovanni Iannino, 59 anni, storico affiliato alla cosca, condannato per associazione mafiosa con sentenza passata in giudicato. L’uomo, anche dopo la condanna risalente agli anni novanta, secondo l’accusa, ha continuato a far parte della consorteria, anche con il ruolo di prestanome. Ed è proprio seguendo le dinamiche che hanno connotato le sue condotte che sono stati individuati ulteriori beni. L’inchiesta si è avvalsa di numerose intercettazioni ambientali e telefoniche e delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, oltre che di accertamenti documentali e bancari. Nell’operazione sono stati sequestrati tre fabbricati a Palmi, uno a Roma e due società.
Gli arrestati
Francesco Barbera, 37 anni; Antonino Cosentino, detto Nino, alias “Poldino” (53); Giuseppe Cosentino (61); Daniele De salvo (32); Domenico De Salvo (45); Carmelo Gallico (51); Domenico Gallico (56), già detenuto; Teresa Gallico (66), già detenuta; Giovanni Iannino (59). Ai domiciliari sono stati posti Antonino Cosentino (30); Domenico Cosentino (28); Pasquale Gangemi (67); Santina Iannino (31); Vincenzo Parisi (48). E’ irreperibile Emanuele Cosentino (28), latitante dal novembre 2013.